Bellusco (MB)
Associati
Il comune di Bellusco
Altitudine: 214 metri sul livello del mare
Superficie: 6,48 kmq
Abitanti (al 20.10.2001): 6.136, di cui maschi 2992 e femmine 3144
Codice di avviamento postale: 20040
Prefisso teleselettivo: 039
Comuni confinanti: a nord Sulbiate e Mezzago, a sud Ornago, a Ovest Vimercate, a est Mezzago, Busnago e Roncello.
Gastronomia
Non esiste una vera e propria cucina belluschese ma permangono quelle tradizioni alimentari comuni a tutta l’area della Brianza che hanno subito una trasformazione dovuta alla civiltà del benessere.
I principali piatti caratteristici sono: la “pulenta e casoeula”, il risotto giallo o alla milanese, la buseca(trippa)e la “turta de lac” (torta di latte) che si prepara tuttora per la tradizionale festa di S.Giustina che si celebra la seconda domenica di settembre.
Ingredienti:
- 500gr. di luganega,
- 200gr. di cotenna di lardo
- 1 Kg di costine o di puntine tagliate, alcuni salamini, due piedi e un orecchio di maiale
- 2 kg di verze
- 1Kg. di carote e sedano,
- olio d’oliva
- vino bianco secco
- salsa di pomodoro,
- brodo
- burro
- una cipolla
- sale e pepe.
Preparazione: Mettere in acqua bollente i piedini e l’orecchio di maiale dopo averli accuratamente puliti, e cuocerli per circa un’ora.
Nel frattempo si deve soffriggere la cipolla con un cucchiaio d’olio e di burro e poi aggiungere le costine (o le puntine), la salsiccia tagliata a pezzetti e i salamini. Dopo aver rosolato il tutto, si versa un bicchiere di vino fino a quando non è evaporato; togliere il tutto e quindi mettere carote e sedani tagliati finemente, con la salsa di pomodoro diluita nel brodo, il sale e il pepe. Far cuocere lentamente con un coperchio.
A questo punto pulire la verza, lasciandola appassire in una pentola, quindi aggiungerla alle altre verdure in cottura: alla fine unire le puntine, la salsiccia, i salamini, i piedini, l’orecchio e la cotenna.
La cottura deve continuare per circa un’ora. Si serve con la polenta.
Ingredienti:
- Pane
- latte
- zucchero
- burro
- cacao
- cioccolato
- amaretti
- uvetta
- noce moscata
- buccia di limone,
- vanillina
- pinoli
- cedro candito (facoltativi).
Preparazione: La torta va preparata il giorno precedente, in quanto il pane va lasciato macerare, sminuzzato, nel latte caldo e nel burro sciolto.
Una volta che il pane si è rammollito vengono aggiunti gli amaretti, l’uvetta, il cioccolato fuso e gli altri ingredienti, compresi la buccia di limone e la noce moscata grattugiati. Il tutto va lasciato riposare per una notte, coperto da uno strofinaccio. La mattina seguente il preparato va lavorato con le mani per sbriciolare quanto più possibile il pane e gli amaretti, dopodichè va versato nella pirofila e cotto in forno. La tradizione vuole che il composto originale venga conservato in un secchio durante la notte e che la cottura finale non venga effettuata in casa ma presso il fornaio di fiducia (è infatti piuttosto difficoltoso riconoscere il momento preciso nel quale la torta è pronta). Il dolce viene servito non tanto alla fine del pranzo, ma piuttosto nel pomeriggio all’ora del tè. È abitudine recarsi da più amici o parenti per assaggiare la torta, che è sensibilmente differente nel gusto e nel colore a seconda degli ingredienti scelti e delle modalità di lavorazione. Non esiste infatti una ricetta standard: le stesse indicazioni dannoi fornite sono state “personalizzate” e suscettibili di critiche da parte dei cittadini che utilizzano differenti accorgimenti.
Cenni storici
Tratto da: BELLUSCO nella storia, nell’arte e nella fotografia - ANGELO ARLATI..
Bellusco sorge in mezzo alla pianura non lontano dalle colline moreniche della Brianza e dalle Prealpi lombarde su cui spiccano le creste della Grigna (m. 2.410) e del Resegone (m. 1.975). La favorevole posizione geografica è sottolineata dal fatto che si trova a metà strada fra Milano e Bergamo, in una zona compresa tra il fiume Adda a est e il torrente Molgora a ovest. Il paese, posto sulla direttrice di grandi vie di comunicazione, costituisce un importante nodo di smistamento dei traffico e del commercio tra il milanese, il comasco e il bergamasco soprattutto in seguito alla costruzione dei nuovo tratto provinciale Bellusco-Gerno.
Il centro storico è costituito dal castello quattrocentesco e da alcune corti, risalenti al ’600, che gravitano intorno alla piazza principale dei paese (P.zza Fumagalli) dalla forma triangolare, dove convergono le strade che provengono da Vimercate, Ornago, Busnago e Sulbiate. Per chi giunge da Vimercate, Bellusco appare come un’ordinata teoria di case che si librano da un capo all’altro di un modesto altipiano su cui dominano la torre dei castello e il campanile della chiesa parrocchiale.
Il paesaggio belluschese, anche se presenta il tipico aspetto della pianura lombarda, non è uniforme né monotono perché è modellato da una serie di avvallamenti e di dossi originatisi in seguito all’azione dei diluviali del Ouaternario. Il territorio è solcato da piccoli corsi d’acqua: la Cava e il rio Vallone. E’ coltivato a cereali e a foraggio; i boschi occupano vaste aree al confine con i terreni argillosi delle brughiere. Nella zona sud-orientale, adibita a “riserva di caccia”, trova rifugio la modesta fauna locale: lepri, fagiani, storni ecc.
Il Comune appartenente alla provincia e diocesi di Milano, dista dal capoluogo lombardo km. 28,1 (riferito a P.zza Duomo); km. 12 da Monza; km. 3 da Vimercate. Si trova a una altitudine di 214 m. sul livello dei mare e si estende su una superficie di 6,48 kmq., pari a 648 ettari. Il territorio comprende le frazioni e cascine di Cantone, S. Nazzaro, S. Martino, Bellana, Camuzzago, Mosca, S. Giuseppe, Turro. La popolazione, che nel 1861 era di 1483 abitanti, è andata via via crescendo di numero. Ora conta nr.6008 abitanti. L’economia belluschese fino a pochi decenni fa era basata esclusivamente sull’agricoltura: coltivazione dei cereali e allevamento del baco da seta. Oggi prevale l’attività industriale che si è sviluppata intorno a piccole e medie aziende che interessano il ramo tessile, metallurgico, delle materie plastiche ed elettronico.
Il nome
Belusco, Beluselo, Bellusco, Billusco, Beluxo, Beusco.
Bellusco viene nominato per la prima volta in un atto di permuta di beni tra il vescovo di Bergamo Adalberto e il nobile lnselberto rogato nell’anno 898, e appare con la grafia “Belusco”. La spiegazione dei termine è incerta e la difficoltà nasce dalla varietà delle ipotesi che si possono avanzare. È opinione comune che la maggior parte delle località lombarde deve il proprio nome a quello dell’antico proprietario del un fondo su cui si sarebbe poi sviluppato l’abitato. A tale proposito Dante Olivieri nel “Dizionario di Toponomastica Lombarda” suppone che Bellusco derivi dal nome romano “Bello” con l’aggiunta dei suffisso -usco. In un articolo apparso nel 1966 sulla rivista “Brianza”, Virginio Riva propende invece per “Bellus lucus”, accennando all’esistenza di un bosco sacro (“Iucus“) e ameno nel luogo in cui sarebbe sorto Bellusco. Si potrebbe supporre anche una derivazione da “beluarum locus” (luogo delle fiere), in rapporto con il carattere selvaggio e insidioso dei territorio.
Il nome Bellusco potrebbe essere una forma contratta di “Beleni lucus”, bosco sacro di Beleno, nome di una divinità celtica del ceto rurale padano corrispondente ad Apollo. Tale ipotesi potrebbe essere avvalorata dall’esistenza di una frazione detta “Bellana” e dal fatto che numerosi toponimi lombardi- veneti si rifanno ad antiche divinità locali, come Mercurago da Mercuriacum, Bergamo da un dio preromano detto Bergimus, Albano dal dio Aponus. L’ipotesi non è azzardata se consideriamo che la toponomastica lombarda è così eterea, che non esclude il bello anche se non è rigorosamente comprovato.
Non è presunzione se un oscuro paese della Brianza vanta le proprie origini da un altrettanto oscuro dio celtico. Dal IX sec. Bellusco assume nei documenti diverse grafie, alcune ricorrenti, altre curiose, dovute con ogni probabilità a un errore di trascrizione o all’ignoranza di chi ha rogato il documento. In una pergamena dei 998, in cui il vescovo di Tortona Liutfredo vende alcuni beni al duca Ottone, appare il luogo di “Beluscio”.
Nel testamento del Luglio 1064 Unfredo detto Trolia, commerciante di Vimercate, lascia alla chiesa plebana di S. Stefano un campo situato “in vico et fundo Bellusco”. Nel 1901 incontriamo la forma “Billusco” nella relazione di un “placito” tenuto a Bergamo dal Conte Corrado. In un atto firmato a Milano il 25 agosto 1097 compare tra i testimoni un certo “Paganus de Beluxo”, cittadino cremonese. In un documento del 1113 si parla di Gotofredo, figlio del fu Ullifredo, “de loco qui dicitur Beusco sito Martexana”. La forma attuale “Bellusco” la ritroviamo nel diploma dell’imperatore Federico I Barbarossa del 27 aprile 1162, che riferisce i nomi dei luoghi posseduti in feudo dall’abbazia benedettina di S. Pietro di Cividate.
Nel 1191, in un atto di cessione di fondi, compare come teste un certo “Gìnixmerius qui dicitur de Belusco”. Da allora fin quasi ai nostri giorni le due forme “Belusco” e “Bellusco” si sono alternate con singolare regolarità, finché quest’ultima ha finito per prevalere. Nel 1903 don Carlo Pellegrini redigeva le vicende storiche di “Belusco” e avvertiva il lettore che «gli antichi scrivevano il nome dei nostro paese con una L sola, i moderni preferiscono raddoppiarla». La forma antica è certamente più esatta, risponde all’etimologia del nome e si conserva inalterata nel nome della famiglia Beluschi. La moderna è più nota e più usata.
I primi abitatori
Bellusco fa il suo ingresso nella storia nel IX sec., epoca a cui risalgono i primi documenti provenienti dall’Archivio Capitolare di Bergamo e raccolti da Mario Lupi nel “Codex diplomaticus civitatis et ecelesiae Bergomatis”. Ma l’abitato esisteva sicuramente molto tempo prima, per cui viene spontaneo chiederci in quale epoca avvenne il primo insediamento e chi furono gli antichi abitatori del paese.
È praticamente impossibile rispondere con certezza. Sappiamo che prima del V sec. a.C., il nostro territorio fu popolato dai Liguri, un antico popolo di razza mediterranea in possesso di una cultura povera e arretrata. Poi vi si stabilirono gli lnsubri, una delle numerose tribù in cui erano suddivisi i Celti. Provenienti dall’Europa centrale, questi barbari si sovrapposero alla preesistente cultura ligure, facendo di “Mediolanum” (Milano) il loro centro più importante. Abitavano in villaggi, si cibavano di carne, praticavano la razzia e il saccheggio.
Introdussero nella Valle Padana il culto delle “Matrone”, dee della fertilità dei campi; di “Espona”, dea dei cavalli; di “Beleno”, divinità solare.
Non sappiamo se Bellusco affonda le sue radici nell’epoca ligure-celtica né se vi fosse già allora un nucleo abitato, ma dati toponomastici e arcaici sembrano non escluderne la possibilità. Il suffisso -usco, secondo alcuni studiosi, sarebbe caratteristico della lingua ligure e serberebbe il ricordo di un primitivo insediamento di questo antico popolo mediterraneo.
Più evidente appare la componente celtica se si accetta l’ipotesi della derivazione di Bellusco da “Beleni lucus”, la località sacra al dio Beleno. Tali congetture possono far pensare che Bellusco fosse già abitato prima del 222 a.C., anno che segna l’arrivo delle legioni ramane nella pianura padana. Era forse praticato il culto al dio Beleno, la cui importanza si conservò fino alla completa romanizzazione del territorio (III sec.d.C.) e si spense in seguito alla diffusione del Cristianesimo nelle nostre campagne.
Da vedere
Castello
Bellusco vede la presenza nel suo centro storico delle vestigia di un castello quattrocentesco. Costruito nel 1467 da Martino da Corte, probabilmente su una precedente rocca del X secolo, è a pianta quadrata con una torre angolare e quattro corpi di fabbrica, coronati in parte di merli ghibellini.
Nell’insieme ripropone i caratteri dei fortilizio tardomedioevale, a mezzo tra il castello e il palazzo fortificato. Ancora visibili, all’esterno, il portale con arco a tutto sesto sopra cui si notano gli alloggiamenti dell’antico ponte levatoio e la lapide di marmo con lo stemma dei Da Corte.
Chiesa Parrocchiale di S. Martino
La, chiesa, maestosa, risale al 1864, è di gusto eclettico. Sotto l’altare maggiore custodisce la venerata reliquia di Santa Giustina. All’interno vi sono statue degli Apostoli e affreschi di Luigi Tagliaferri sulla vita di S. Martino. Interessante nella chiesa parrocchiale è l’organo a canne a trasmissione meccanica costruito dai Fratelli Pietro e Lorenzo Bernasconi di Varese nel 1875.
Lo strumento, costituito da due tastiere e con circa duemila canne, presenta una serie di registri, di timbri e di effetti molto vari che ne fanno uno dei più grandiosi organi della zona. L’organo, recentemente restaurato grazie al Comitato per il restauro, è patrimonio storico-artistico vincolato dalla Soprintendenza alle Belle Arti.
Corti
Alcune corti risalenti al ’600,tra le quali:le “stalle di Mantova”, la Corte del Lazzaretto, la corte delle tegole, la corte dei Vismara, la corte dei Misani, il Dosso, la corte del lattaio, la corte del pozzo, la corte dei Sangalli e la corte dei frati, la quale è stata recentemente ristrutturata ed è sede di alloggi di edilizia residenziale pubblica e di servizi comunali quali:la Biblioteca comunale, Spazio Giovani, il Centro diurno Anziani e il Distretto socio-sanitario.
Cascine
Nella Cascina S.Nazzaro è possibile visitare la chiesa con importanti tele del sec.XVIII. Altro monumento importante presso la Cascina Camuzzago è il monastero dei frati del Santo-Sepolcro, con annessa la Chiesa di Santa Maria Maddalena di Camuzzago (Xll sec) che sorge fuori dal paese, verso Ornago. Attualmente il complesso non è vísitabile. Nella Chiesa era presente un vasto ciclo di affreschi con “Storie di Santa Maria Maddalena” e una pala d’altare con un’interessante “Deposizione nel sepolcro”, attribuití al Butinone, ora alla Pinacoteca di Brera.
Fiere e manifestazioni
Festa del paese in onore di S. Giustína
La seconda domenica di settembre si svolge in onore di Santa Giustina la festa patronale. In tale occasione si svolge il palio di Santa Giustina che rappresenta la più tipica manifestazione popolare cittadina e che è organizzata dal Comitato “Sagra S.Giustina” con il contributo dell’Amministrazione comunale.Questa manifestazione che risale al 1955 ha il suo momento culminate nella sfilata dei carri allegorici ispirati a temi biblici. Nata per iniziativa di un gruppo di giovani parrocchiani,è espressione di un generoso impegno collettivo.
I carri allegorici fiorati vengono allestiti dai rioni Bergamo, Dante, Castello, Garibaldi, S. Martino, Cantone e S.Nazzaro. I primi carri erano semplici, trainati da cavalli o da coppie di buoi; ora sono diventati spettacolari, con la ricerca di effetti particolari e sono rimorchiati da trattori.
La sfilata dei carri si svolge la domenica alle ore 16 e alle ore 21 e al lunedì alle ore 21. Nel corteo serale i carri sono illuminati creando effetti suggestivi e caratteristici.
La sfilata dei carri è preceduta dal carro di Santa Giustina e dai gonfaloni di ogni rione e si snoda in corteo attraverso le vie principali del paese. Una apposita giuria, nominata annualmente, sceglie il carro migliore e consegna il Palio di Santa Giustina al rione vincente. Il trofeo consiste in un gonfalone creato annualmente da un artista del paese e da una piccola urna dorata che racchiude, in miniatura, la copia fedele della Santa, e che viene custodita nelle famiglie del rione vincente.
Festa di S. Nazzaro.
Alla fine di luglio si svolge la festa sull’aia a Cascina S. Nazzaro con canti, balli e degustazione di piatti locali.
Festa di S. Martino.
La settimana dell’11 novembre vengono proposte iniziative e manifestazioni che hanno come tema la solidarietà e il volontariato.
Presepi Rionali
Nel mese di dicembre, i rioni allestiscono presepi che attirano visitatori anche dai paesi vicini
Mercato
Si svolge ogni Mercoledì – Piazza Libertà – dalle ore 8.00 alle ore 13.00.
Solitamente a giugno si svolge il Festival Internazionale di Teatro e danza, a cura del Teatro dell’Aleph in collaborazione con l’Amministrazione Comunale.